Quale è l’atto in frode che nega l’accesso alla legge salvasuicidi?

Elisa Boreatti
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Quando il debitore compie un atto in frode (scopri il significato del termine “Frode” nel nostro Glossario) che gli impedisce l’accesso agli strumenti della L. 3/2012?

La frode a cui fa riferimento il legislatore che ha redatto la legge in tema di sovraindebitamento, è quella che incide in maniera negativa sulla possibilità di soddisfo dei creditori.

Pertanto, il concetto di frode non coincide con la frode quale presupposto della azione revocatoria. In quest’ultima, infatti, ciò che assume rilievo è la diminuzione patrimoniale, mentre nella frode del sovraindebitato assume importanza l’animus nocendi del sovraindebitato.

DA QUALI ELEMENTI SI PUÒ DESUMERE L’ANIMUS NOCENDI?

Ad esempio, dal momento in cui i disponenti eseguono l’atto di disposizione, se viene posto in essere quando erano già in serie difficoltà finanziarie l’animus potrebbe essere facilmente qualificabile come in frode alla legge.

Non è tale, invece, l’atto posto che riduce la possibilità di soddisfo dei creditori, ma di cui il sovraindebitato ha dato atto nel ricorso portando quindi in tal modo i creditori a conoscenza dello stesso.

Parimenti non viene considerato in frode l’atto di disposizione che, seppur posto in essere in un momento di difficoltà del sovraindebitato, non ha inciso in modo determinate sulla possibilità di soddisfo dei creditori.

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