Prima il debitore poteva comporre la crisi?

Elisa Boreatti
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No, prima della emanazione della legge 3/2012 una persona che aveva debiti poteva trovare una soluzione (e tra l’altro neppure definitiva) solo se l’iniziativa era (suo malgrado) assunta da un creditore. Quest’ultimo, infatti per tutelare il proprio diritto decideva di iniziare una procedura esecutiva che portava alla liquidazione forzosa del patrimonio del debitore. Procedura nella quale, giova ricordare, potevano (e possono) intervenire anche tutti coloro che parimenti volevano trovare soddisfazione alle proprie ragioni creditorie.

E OGGI?

Oggi, invece la soluzione alla situazione di sovraindebitamento c’è ed è rimessa alla volontà del debitore (o meglio a determinati debitori) che vogliono uscire dalla crisi finanziaria in cui si sono trovati loro malgrado.

Qui è utile ricordare che queste soluzioni assumono la forma (comunque) di una “proposta” visto che alcune di essere devono ottenere il benestare dei creditori mentre tutte devono essere sottoposte al controllo del Tribunale.

Emanando la legge anti-suicidi, quindi, il legislatore ha voluto dare la possibilita al soggetto non fallibile di risanare la propria situazione economica, di riacquistare un ruolo attivo nell’economia e di “risanare” anche la propria vita familiare e sociale visto che anche queste ultime vengono inevitabilmente compromesse dal blocco finanziario.

Con la normativa sul sovraindebitamento nasce quindi anche in Italia una cd “gestione del debitore” sul modello in vigore già in molti Paesi; basti pensare che nel Regno Unito si parla di diritto al “fresh start” ovvero alla possibilità per chi ha contratto debiti non più pagabili di avere diritto ad un nuovo inizio.

Ecco quindi, che l’emanazione della legge 3/12 e successive modifiche determina un passaggio dalla logica sanzionatoria a quella rimediale e il dare impulso alla emersione tempestiva della crisi.

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