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Ha suscitato non poche reazioni la scelta dell’Azienda Col Vetoraz di abbandonare la denominazione vinicola più famosa a livello mondiale, Prosecco DOC, prediligendo la denominazione di origine controllata e garantita, Valdobbiadene DOCG.Una scelta controcorrente, presa proprio nel momento di boom dell’export del Prosecco, quella di rinunciare al nome in favore della tutela della territorialità. |
Ma per capire i motivi di questa scelta, occorre chiarire quale è la differenza tra le due denominazioni.
I vitigni che danno origine al Prosecco si trovano nei territori dell’Italia nord-settentrionale in Veneto e Friuli-Venezia Giulia, tra le Dolomiti e il mar Adriatico.
Le bottiglie di Prosecco DOC sono facilmente distinguibili da eventuali prodotti non conformi al disciplinare di produzione, in quanto è obbligatoriamente posto il Contrassegno di Stato per i vini DOC su ogni bottiglia, precisamente sui sistemi di chiusura delle bottiglie, in modo tale da impedirne la riutilizzazione e che il contenuto possa essere estratto senza l’inattivazione della bottiglia.
Tale obbligo è stato sancito attraverso il D.M. 30 giugno 2011.
Il Conegliano Valdobbiadene – Prosecco, chiamato anche Conegliano – Prosecco oppure Valdobbiadene – Prosecco, è un vino prodotto unicamente nelle colline dell’alta provincia di Treviso tra i 150 ed i 350 m s.l.m., in particolare nella fascia collinare compresa tra Vittorio Veneto e Valdobbiadene. Il territorio DOCG comprende 15 comuni e rappresenta il cuore del mondo del Prosecco.
Nel 1962 un gruppo di 11 produttori, in rappresentanza delle grandi case spumantistiche e delle principali cooperative di viticoltori, costituirono il Consorzio di Tutela del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, proponendo un disciplinare di produzione per proteggere la qualità e l’immagine del proprio vino.
Il 2 aprile del 1969, il Ministero dell’Agricoltura ha riconosciuto Conegliano e Valdobbiadene come zona DOC di produzione del Prosecco e del Superiore di Cartizze.
Con questo atto per la prima volta viene riconosciuta per legge e disciplinata formalmente dalle istituzioni la produzione di Prosecco.
Il Consorzio di Tutela riunisce i produttori della Denominazione con lo scopo di tutelare e promuovere in Italia e nel Mondo il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore.
Nel 2009, con la riorganizzazione delle denominazioni Prosecco, il Ministero dell’Agricoltura la classifica come Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) massimo livello qualitativo italiano.
Ebbene, secondo Col Vetoraz questa evoluzione ha generato «una situazione caotica», nella quale la distinzione tra “prosecco” (vino prodotto nei territori della Doc creata nel 2009) e “prosecco superiore” (vino storicamente prodotto sulle colline di Valdobbiadene e Conegliano) non sarebbe sufficiente per trasmettere in modo chiaro una precisa identità.
Molto critica la nota diramata: «Quella delle colline del Conegliano Valdobbiadene è una storia secolare che improvvisamente, nel 2009, ha ricevuto un violento scossone. Per una scelta esclusivamente di natura politico-economica, Prosecco da quel momento non è più la vite che ottocento anni fa ha trovato qui dimora ideale, ma è diventata una denominazione estesa su nove province tra Veneto e Friuli. Territori privi di storia, dove la coltivazione della vite non è tramandata di generazione in generazione dalla sapienza dei vecchi, ma ha assunto una visione prettamente industriale».
Occorre precisare che l’articolo 7 del disciplinare del Consorzio di Tutela del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene prevede che nell’etichettatura della sola tipologia Docg Conegliano Valdobbiadene – Prosecco può essere omesso il riferimento alla denominazione Prosecco e alla menzione Superiore.
Pertanto, la scelta di Col Vetoraz, dal punto di vista legale, è del tutto legittima.
Non solo: la Confraternita di Valdobbiadene ha proposto l’introduzione nel disciplinare dell’obbligo di togliere la dicitura Prosecco.
Si tratta certamente di una scelta controcorrente, considerato che l’export del Prosecco ha raggiunto nel primo semestre del 2019 il valore record di 458 milioni di euro, rendendolo sicuramente il vino italiano più famoso e più consumato all’estero.
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avv. Gennaro Colangelo Dott.ssa Rosa Colucci
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